“Bussano.
Bussano, venendo di lontano, da anfratti
senza fondo, senza luce. Emergendo di colpo
a guisa di mummie incartapecorite per
la violenza subìta dall’insensibilità
della gente.
Rimorsi.
Labbra che si aprono in una ferita
di per sè già dolente, immeritatamente
ritenuta chiusa. Si svuota, ora, con sussulti
pieni del costato, distanziati sempre più
fra loro in un tempo che diventa passato…”
(da “Orme d’infinito”, pag.95)