Digital RenzAkt

Una spiegazione. Digital Renz Akt è un volume per buddies, bandìti, bandisti e bànditi sul perché e come l’Italia resti, a prescindere dagli investimenti materiali, digitalmente divisa. Più, che nei fatti, nella testa. Il digital divide è ben poca cosa rispetto al la divisione netta e sempre più peggiorata esistente materialmente nel territorio. Comunque ne è conseguenza inevitabile. La crescita non è quella del numero dei click. Il digitale in Italia ha vissuto una sua vicenda particolare, subendo la Rottamazione teorizzata dal Premier digitale, molto prima del suo avvento. Così gli ultimi e prossimi flop, da Digital Venice a Venaria Reale, dall’Italia log in, allo Spid che non è una malattia, alle nomine ed alle contorsioni dell’Agenzia Digitale, fino ai miliardi per la banda larga, stanziati sempre a due anni, non hanno toccato troppo gli attori di un settore abituato anche a peggio. Raccolta di articoli tra cronaca e vicenda politica, si cimenta attraverso le due sezioni, Digitale e Stampa, nel tentativo di interpretare la politica digitale nel periodo 2010-4, come parte della normale contesa economica e sociopolitica, senza soggiacere alla consueta tentazione di vedere la tematica dell’innovazione digitale, come neutra tecnologia o pratica di una logica efficienza. Fondamentale ad esempio nella storia della tecnologia contemporanea l’impatto giudiziario, all’estero concentrato sul problema dei diritti, in Italia sulla lotta della politica per mentite spoglie. Quando le due cose si incontrano, si realizza il terremoto del 2013 tra Telco francesi, spagnole e italiane. Cadono molti miti a partire dalla bontà intrinseca di Internet, dall’importanza delle competenze, dall’insistenza europea da Delors in poi nel credere alle favole, dalla democraticità delle Consultazioni on line, interattive come il marmo, la cui reale rappresentanza e rappresentatività sono nulle; o dalla capziosa propaganda senza dati di fatto dell’infoproviding. Le grandi kermesse presentate come espressioni culturali non dovrebbero vergognarsi di essee nient’altro che fiere del mobile virtuale destinato a trasformarsi in materiale, destinato a trasformarsi in virtuale.